sabato 7 novembre 2009

Halloween, Giallo, Horror e Sogno Angoscioso

Halloween, Giallo, Horror, Sogno Angoscioso:
tutte conferme delle mie teorie psicologiche

Come segnalavo nei giorni scorsi, la Festa di Halloween (che ha le sue radici in Europa e in Italia, con buona pace dei soliti “yankofobi” nostrani e delle loro barbose polemiche antiamericane), mi sembra costituire un evidente tentativo di esorcizzare l’angoscia della morte e, quindi, un’evidente conferma delle mie teorie psicologiche, che vedono appunto in quell’angoscia, in aperto contrasto con le teorie dominanti in campo psicologico e psicoterapico, la fonte primaria non solo della psicopatologia individuale e sociale ma anche di molte manifestazioni culturali tradizionali.
Insomma, l’emersione della coscienza e, con essa, dell’angoscia di morte nella psiche umana non è stata solo la matrice delle follìe fanatiche e stragiste segnalate nei miei libri: guerre sante o rivoluzionarie, terrorismo, esplosione demografica. Essa è stata anche all’origine d’una evoluzione emozionale e intellettuale che ha prodotto le più alte creazioni dello spirito umano (l’arte stessa può essere vista come espressione della nostra brama d’immortalità), cosicché l’Uomo, tormentata ma prodigiosa creatura del laboratorio cosmico, pur essendo spesso impazzito per le tremende tensioni della sua condizione esistenziale, è anche riuscito ad inventarsi sogni d’Amore, di Armonia, di Bellezza, di Compassione, di Giustizia, di Libertà, di Felicità sconfinata da contrapporre alla giungla spietata e ripetitiva della Natura.
E persino la festa di Halloween, con i suoi precedenti europei e italiani, si può inquadrare nell’ampia gamma di espressioni reattivo-difensive all’angoscia di morte che hanno caratterizzato le culture umane. Come si diceva, si è trattato spesso di espressioni che, senza dubbio, hanno prodotto le forme più atroci di distruttività tra gli umani. Ma, per fortuna, le difese erette contro l’angoscia primaria dell’uomo non sono state sempre e soltanto sanguinose. A volte, come nel caso di Halloween, le culture umane hanno saputo esorcizzare l’angoscia della morte con la risata: una risata affidata in Halloween ai bambini, simboli della vita che rinasce e che trionfa sulla morte. Non a caso, un grande scrittore italiano che mi ha onorato della sua amicizia, Giuseppe Berto, ha scritto una volta: “L’umorismo è l’estrema via di scampo dalla tragedia umana”.
La mia teoria della nevrosi e della cultura, comunque, può spiegare non solo la Festa di Halloween ma anche altri fenomeni culturali apparentemente contrastanti con la teoria stessa: penso ai libri e ai film gialli e al filone “horror”. Sia il giallo che il filone horror sembrano infatti attestare una grande e diffusa attrazione e passione per storie e situazioni intrise di morte e di angoscia della morte.
Ma, se esaminiamo questo fenomeno paradossale alla luce delle mie teorie psicologiche, non tardiamo ad accorgerci che quelle storie e situazioni sono altrettanti strumenti con cui tentiamo di “esportare” su altri (persone o personaggi) i nostri rischi e le nostre angosce di morte e, non di rado, anche di assicurare a quei rischi e a quelle angosce una qualche forma di “lieto fine”. Fin dai tempi dei racconti di Edgar Allan Poe, i protagonisti delle storie più terrificanti riescono infatti a scampare alla morte cavandosela, come si usa dire, “per il rotto della cuffia”.

Proprio questo frequente “lieto fine” di tanti racconti e film dell’orrore mi ha costretto a ricordare le mie analisi del sogno angoscioso, che hanno radicalmente confutato la teoria freudiana del sogno. Com’è noto Freud, letteralmente ossessionato dal suo pansessualismo, volle vedere nel sogno sempre e solo la “realizzazione allucinatoria di un desiderio (sessuale)”: e per confermare questa sua ostinata interpretazione, egli fu costretto a vedere in ogni oggetto allungato o concavo (albero o stuzzicadenti, crepaccio o tazzina che fosse) altrettanti simboli fallici o vaginali.
E poiché la maggior parte dei nostri sogni non raccontano affatto situazioni eccitanti ed erotiche ma, al contrario, angoscianti e minacciose, egli dovette sostenere che quell’aspetto angosciante e minaccioso era solo il “travestimento” della pulsione o situazione erotica imposto dalla “censura” inconscia del sognatore o della sognatrice.
Nelle mia ottica psico-esistenziale, viceversa, tutte queste contorsioni logiche appaiono semplicemente insensate o, semmai, “travestimenti” con cui Freud stesso ed i suoi epigoni hanno tentato di mascherare il significato profondo del sogno angoscioso e il terrore della morte che li assediava. Se, infatti, accettiamo l’assunto (ampiamente dimostrato nelle mie opere) che l’angoscia della morte sia l’angoscia primaria della psiche umana, apparirà non solo comprensibile ma inevitabile che essa governi anche la nostra attività onirica, producendo i molti sogni angosciosi che tormentano il nostro sonno. Questi sogni non si limitano però ad esprimere la nostra angoscia. Spesso essi tentano anche di porvi rimedio. E’ molto raro infatti che il sogno angoscioso finisca con la morte del sognante: esattamente come il protagonista dei film horror, il sognante se la cava per il rotto della cuffia autorizzandoci a vedere nel sogno angoscioso il primo e più antico tentativo ideato dalla psiche umana per esorcizzare quell’angoscia.
E a questo punto è giocoforza constatare che la mia teoria dell’angoscia esistenziale primaria ci consente di dare un’interpretazione unitaria e convincente non solo del sogno angoscioso ma anche di fenomeni apparentemente remoti dall’angoscia di morte o dalla dinamica onirica, come il giallo, l’”horror” e la Festa di Halloween.

10 commenti:

  1. Grazie Professore,
    un'altra delle sue analisi efficaci e lineari che come sempre e' un piacere leggere.
    Marco Zerbini

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  2. Caro Gigi, ti invito su Facebook a iscriverti al gruppo da me fondato "Gli amici del professor Fausto Antonini, ricordi e testimonianze, scritti e temi inerenti".
    Mi farebbe molto piacere perché la tua presenza darebbe lustro al gruppo sia per la tua conoscenza di Antonini, sia per il profondo contributo che apporteresti alle tematiche che si potrebbero sviluppare.
    Grazie anticipatamente!

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  3. Gentile Professore buon giorno. Ho avuto il piacere di conoscerla all'incirca dieci anni or sono, quando Veneto Liberale la invitava a Vicenza per alcuni incontri di cultura politica liberale. Sono felice di ritrovarla dopo molto tempo e riconoscermi negli articoli e nelle teorie liberali e liberiste che fortunatamente permeano ancora alcuni blog. Passiamo alla questione che mi preme sottoporle: io da che mi ricordo e fino a oggi, considero la morte come parte integrante della vita, come una porta che si apre in un'altra esistenza, un percorso della coscienza nel cosmo e non la fine di tutto. Da queste considerazioni, formulate qui in breve, deriva da parte mia un'assenza totale di angoscia come da lei proposta. La domanda è la seguente: l'angoscia di morte è un aspetto dell'esistenza umana legato alla coscienza della propria precarietà, oppure è un'angoscia culturalmente determinata quindi "guaribile".
    Attendo con ansia una sua risposta, magari per aprire un dibattito sul tema.

    Luca Miotti

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  4. professore....! E' ora di postare un nuovo commento (adesso che ho ritrovato il blog non ci scrive piu''!!)

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  5. Tana!

    Ritrovato, finalmente.
    Ma come ... nessun nuovo post ?

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  6. per me Lei , professore , è il più grande genio psicopolitico! vorrei tanto che il mondo intero la leggesse... ma evidentemente pesta i piedi a troppe persone perchè ciò accada!

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  7. Addio caro Professore, i suoi libri ed i suoi interventi a Radio Radicale mi hanno fatto crescere.

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  8. Addio, caro caro Gigi... con tantissimo, tantissimo affetto, da una delle tante che ha avuto da te accoglienza ed affetto, così, per il semplice fatto che tu li davi a tutti; e non per questo i tuoi doni hanno avuto meno valore. Anzi, forse ancora di più.

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  9. addio. che triste cosa che l'umanita' l'abbia persa :-(

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  10. Essendo ebreo, Freud non poteva che sessualizzare l'universo

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